venerdì 6 aprile 2018

Poker laziale nei quarti di finale!!! A Salisburgo per proteggere il vantaggio.

Definire clamoroso il match di ieri sera è forse riduttivo dato che una partita dal genere non siamo abituati a vederla. Non è mancato nulla alla S.S. Lazio nel giovedì sera europeo: una cornice di pubblico stellare, l'ennesimo arbitraggio a sfavore, una grandissima prestazione per festeggiare i 42 anni di mister Inzaghi e, per finire, il raggiungimento di quota 300 gol (poi diventati 302) in competizioni europee. Tra i nostri 14, che mai più di ieri si sono meritati l'appellativo di leoni, non c'è stata un'insufficienza, anzi hanno disputato tutti quanti, compresi i subentrati, una prestazione strabiliante fatta di cuore e orgoglio, dimostrando a tutta Europa che cos'è la Lazio. Ovviamente la vittoria non deve renderci ciechi dinanzi ad un avversario che ha dimostrato di essere ostico e difficile da battere, cosa che sicuramente richiederà una prestazione di questa categoria anche nel match di ritorno di giovedì prossimo. In questa serata magica c'è spazio, purtroppo, anche per il rammarico. Il rammarico di aver concesso un gol rocambolesco agli avversari e di essere stati vittime dell'ennesima ingiustizia sportiva, ovvero un calcio di rigore, assegnatoci contro dall'arbitro di porta a 12 secondi dal momento del fallo, il quale si è rivelato non esserci. Nella cattiva sorte, tuttavia, alberga la magia di questa serata unica in cui contro tutto e tutti la nostra squadra guerriera si è elevata ed ha portato a casa un risultato importantissimo. Gli elogi ci sono anche per l'artefice di questa meravigliosa macchina, per un uomo arrivato in sordina, dopo essere stato precedentemente scartato per una "loca" idea, e che piano piano ha conquistato una tifoseria, un popolo, una città, che sta rendendo grande e sognatrice di grandi palcoscenici: non serve dirvi a chi mi sto riferendo lo avrete già capito. Adesso dobbiamo andare in Austria, proteggere con le unghie e con i denti un risultato vitale per il proseguimento del nostro cammino e magari, chissà, poter pensare di sognare in grande.
Concluso il preambolo, lungo ma necessario, io direi bando alle ciance e iniziamo a parlare di questa clamorosa partita, il cui risultato viene alterato già al 7° minuto dai padroni di casa, grazie al gol di Senad Lulic su assistenza del serbo Dusan Basta. Forse giunto troppo presto o forse giunto casualmente, resta il fatto che il gol dà carica agli ospiti che per buoni venti minuti schiacciano la Lazio nella propria trequarti senza però mai affondare il colpo né impensierire Strakosha. Al 28° su un cross da destra di Lainer, giocatore ottimo, Basta smanaccia Dabbur, il quale si lascia andare ad una simulazione mortale degna della lotta tra Leonardo Di Caprio e l'orso nel film The Revenant, confondendo l'arbitro di porta che richiama l'attenzione del collega, decretando il calcio di rigore per gli ospiti e l'ammonizione per Basta. Ovviamente il rigore è trasformato da Berisha per il momentaneo 1 ad 1. Ad essere sincero dopo il gol ho temuto il peggio, poiché ho pensato che i nostri avrebbero perso la testa e commesso qualche stupidaggine ed, invece, con mio magno gaudio la compagine biancoceleste, eccezion fatta per qualche protesta con conseguente ammonizione, ha mantenuto la calma ed ha addirittura sfiorato il gol con il colpo di testa di Milinkovic terminato sul fondo. La ripresa si apre con il 300° gol europeo della nostra storia siglato da Marco Parolo con un colpo di tacco in puro stile "Valdanito" da far invidia ai migliori centravanti d'Europa. Con la Lazio nuovamente in vantaggio è il Salisburgo a dover fare la partita, ma la squadra ospite sembra sulle gambe e non abbastanza in forze per riacciuffarla. Eppure a 20 dalla fine a seguito di un paio di rimpalli il neo entrato Minamino si ritrova a tu per tu con Strakosha e lo fredda, ghiacciando lo stadio Olimpico. Per noi laziali abituati a debacle simili sembrava un copione già scritto, ma è proprio quando meno te lo aspetti che sale in cattedra l'uomo della provvidenza, il brasiliano Felipe Anderson. Subentrato 10 minuti prima a Luis Alberto, per inciso lo spagnolo si era anche lamentato per la sostituzione, Felipe decide di entrare nell'Olimpo biancoceleste, mandando al bar due avversari e superando l'incolpevole Volke al punto che ogni lingua, a cui aggiungo criticona, diven tremando muta. Con la Lazio di nuovo in vantaggio cala la guardia degli ospiti che perdono un pallone sanguinoso a centrocampo, permettendo alla premiata ditta Leiva-Immobile di confezionare la quarta rete della partita. Il quarto gol uccide gli austriaci che lasciano voragini incredibili in mezzo al campo tanto da rischiare in ben 3 occasioni di subire la quinta rete, ma per loro fortuna Volke compie due miracoli prima su Immobile e poi su Caicedo, subentrato al napoletano, e Patric, subentrato a Basta, si divora l'ennesimo clamoroso gol della sua avventura biancoceleste. A mente fredda posso dire di aver visto una partita bellissima, rovinata da un arbitro, in cui le due compagini si sono date battaglia, cosa che sicuramente si riproporrà nel match di ritorno, ove la Lazio non dovrà peccare di hybris e mantenere la concentrazione per proteggere un risultato importantissimo.

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