martedì 17 marzo 2015

FA7 riapre la lotta al secondo posto!!! A meno uno dai cugini giallorossi.

"Quei maledetti sette minuti" penseranno i tifosi del Torino, e anche di Roma e Napoli, citando il film con Al Pacino "ogni maledetta domenica". Quei sette minuti in cui sale in cattedra Felipe Anderson e con un doppietta da favola proietta la Lazio verso la conquista del secondo posto, ormai diventata fattibile a causa della sconfitta romanista contro la Sampdoria. Il lunedì magico dei biancocelesti si apre con la doppietta di Felipe, ribattezzato FA7 senza pretendere di paragonarlo al ben più forte CR7, e si chiude con il gol di De Silvestri, romano e lazialissimo, che, seguito dalla rete di Muriel, annichilisce la Roma e consente ai biancocelesti di restare a meno uno dagli odiati cugini. Questa per la Lazio è stata una prova di maturità e un modo per dimostrare a tutto il mondo sportivo, che la Lazio c'è ed è più forte di quanto si pensi, non a caso ha vinto tutte e 5 le ultime gare di campionato, tutte contro squadre in forma (Udinese, Palermo, Sassuolo, Fiorentina, Torino), subendo solo un gol in 5 partite e siglandone addirittura 12, una media di più di due reti a partita. E se la prima frazione di gioco del match di Torino non ha esaltato le doti di questa Lazio, che ha addirittura rischiato di subire gol su un colpo di testa di Amauri, miracolosamente parato da Marchetti, la ripresa con gli ingressi al 55° di Onazi per Cataldi e di Keita per Mauri racconteranno di tutt'altra partita. Difatti poco dopo è proprio Keita a divorarsi il gol, tentando un dribbling di troppo e calciando malamente addosso a Padelli, ma il suo ingresso concede a Klose e ad Anderson molto più spazio di quanto ne avessero in precedenza, situazione che porterà ad entrambi i gol dei laziali. Come già detto in sette minuti FA7 capovolge le sorti dell'intero campionato laziale, siglando due reti al 71° e al 78° di pregevole fattura, inframmezzate solo da un tiro sporco di Darmian, che chiama Marchetti al grande intervento, e dall'ennesima occasione sprecata in questo campionato da Keita. Il primo gol di Felipe, imbeccato da Parolo, è sinonimo di poesia calcistica: accellerazione improvvisa, cravatta (gergo calcistico per dire palla da una parte e uomo dall'altra) ai danni di Maksimovic e diagonale imprendibile per Padelli, che rimane immobile, il secondo invece è un diagonale mancino su assist di Klose, che passa sotto le gambe dell'estremo difensore granata e si insacca alle spalle di quest'ultimo. Dopo queste due prodezze il brasiliano chiede il cambio a Pioli e al suo posto si rivede in campo, sembra quasi un miraggio, Ederson Honorato Campos. La Lazio è abile ad addormentare il match e a non concedere più nulla al Toro, se non un colpo di testa di Amauri terminato sopra la traversa della porta avversaria, e conquista tre punti fondamentali che le permettono di allungare di tre lunghezze sul Napoli e di portarsi a meno uno dai cugini giallorossi.







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